Propongo alla vostra attenzione l'ultimo editoriale di SamizdatOnLine
“Per rimanere persone spiritualmente libere, bisogna vivere nella verità. Vivere nella verità significa darne esteriormente testimonianza, dichiararla e rivendicarla in qualunque situazione. La verità è immutabile. Non si può distruggere la verità con delibere o decreti. In questo consiste in linea di massima la nostra schiavitù: che ci arrendiamo al dominio della menzogna, che non la smascheriamo e non protestiamo contro di essa ogni giorno…la testimonianza coraggiosa della verità è la via maestra verso la libertà”.(J. Popieluszko 31.10.1982)
Il 6 giugno 2010 nella piazza Maresciallo Józef Pilsudski, a Varsavia, con la partecipazione di fedeli da tutta la Polonia, dei membri del sindacato di Solidarność, di autorità civili e militari, Cardinali, Vescovi e sacerdoti, consacrati, e la madre centenaria Marianna con i familiari, è stato proclamato beato il sacerdote Jerzy Popielusko.
Alfons Alexandr Popieluszko (Jerzy) era una persona normale, un bambino normale, un ragazzo come tutti, un giovane comune, un figlio di contadini.
Che cosa ne ha fatto un uomo desiderato, atteso, cercato, difeso ed infine ucciso, sacrificato da un potere impaurito e violento?
Sua mamma Marianna ha detto che era innamorato della Madonna, come il martire Maximilian Kolbe, polacco pure lui, morto ad Auschwitz. Torturato e ucciso, gettato nel lago perché anche il corpo sparisse, l’ultimo oggetto rimasto sul ponte della Vistola fu il suo rosario. La Polonia ha una regina potente, la Vergine di Czestochowa. Non ha mai abbandonato il suo popolo. Ogni polacco si considera Suo figlio.
Jerzy nasce nella Polonia liberata dal nazismo, fraudolentemente governata dagli usurpatori comunisti, appoggiati dall’Armata Rossa, che impongono collettivizzazione forzata e ateismo in ossequio al diktat stalinista.
Terminato il Liceo è accolto nel seminario del Card. Stefan Wyszynski, primate di Polonia, uomo di grande coraggio, intelligenza e patriottismo.
Il servizio militare, obbligatorio per tutti i giovani, riserva ai seminaristi un trattamento particolare, inserendoli in un’unità speciale, dedicata a umiliare e distogliere i giovani dalla loro vocazione, esaurendoli fisicamente e psichicamente.
Jerzy torna in seminario fortificato e più deciso che mai, anche se fisicamente indebolito. Il Card. Wyszynski lo ordina il 28 Maggio 1972 e lo assegna come cappellano alla Parrocchia San Stanislao Kotska.
Il 1980 con la nascita di Solidarnosc è l’occasione per lui di incontrare il mondo operaio. Invitato a celebrare una Messa nell’acciaieria di Varsavia, dove gli operai sono scesi in sciopero, resta stupito dalla loro fede ed è da loro accolto come un naturale compagno di viaggio.
La Chiesa polacca è sempre stata vicina al popolo, identificandosi con esso e sostenendo le sue giuste preoccupazioni.
Jerzy diventa in breve il “cappellano di Solidarnosc”, accorrendo ovunque gli operai lo chiamino, sostenendoli, confessando, riportando molti ad una fede certa e senza paura. Celebra, insieme al parroco Bogucki, le “Messe per la patria”, per chiedere insieme al popolo la pace e la protezione di Dio sulla nazione.
Lo “stato di guerra” proclamato dal Gen. Jaruzelski, nel tentativo di arginare la sollevazione generale di un popolo che non teme più nulla, getta di nuovo la nazione polacca in un clima di violenza, sospetto, sopraffazione e di revoca dei diritti fondamentali dei cittadini. La polizia (Milicja) spadroneggia: informatori e spie sono messi sulle tracce delle persone più in vista.
Popieluszko è inserito nella lista nera dei sacerdoti da far tacere ed eliminare. Calunnie e perquisizioni vogliono ridurre all’inazione e al silenzio chi non teme di affermare comunque la verità e la vicinanza al popolo. Si interviene anche sul Card. Glemp, successore di Wyszynski, per tentare di fermare Popieluszko, anche con la promessa di un permesso di studio a Roma. “Non posso deludere chi si fida di me” risponde Jerzy.
Dopo un fallito tentativo di assassinio mediante un incidente occorso all’auto su cui viaggiava, finalmente nella notte del 19 ottobre 1984, tre membri della polizia politica istigati dal loro capo Piotrowski, lo catturano con l’inganno sulla strada di ritorno da Bydgoszcz, dove era andato a celebrare una Messa, lo tempestano di botte, lo incaprettano e lo gettano nel lago di Wloclawek. Il suo corpo è recuperato dopo 20 giorni nella Vistola.
Il procuratore, nel processo ai responsabili identificati, tenta di dimostrare che Popieluszko era un provocatore ed un agitatore politico.
Il popolo e la Chiesa ne riconoscono le virtù eroiche e la morte in odio alla fede.
“La cultura europea è stata creata dai martiri dei primi tre secoli; l’hanno creata anche i martiri ad est della nostra terra, negli ultimi decenni, e anche qui da noi sempre negli ultimi decenni. Sì, l’ha creata don Jerzy. Egli è il patrono della nostra presenza in Europa pagata con l’offerta della propria vita, così come Cristo” (Giovanni Paolo II, Wloclawek, 7.6.1991
“La condizione fondamentale per destare l’uomo alla conquista della verità e della vita nella verità è l’acquisto della virtù del coraggio. Contrassegno del coraggio cristiano è la lotta per la Verità. La virtù del coraggio è la vittoria sull’umana debolezza, in particolare la vittoria sulla paura. Nella vita, infatti, bisogna avere paura solo di tradire Cristo per i 30 denari di una meschina tranquillità” (J. Popieluszko 27.5.1984)
Rimini in dies socio di SamizdatOnline
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Tra le braccia di Molly Malone
1 mese fa
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Che lo Spirito Santo illumini la tua mente e che Dio ti ricolmi di ogni grazia, spirituale e materiale, e la speciale benedizione materna di Maria scenda su di te..