Suor Maria Gloria Riva ha fatto una testimonianza nella giornata conclusiva dell'anno sacerdotale, il testo è stato ripreso da CulturaCattolica. Credo sia una stupenda risposta a chi chiede, in modo più o meno sommessa, l'apertura al sacerdozio femminile. A questo, nella mia ignoranza, ho sempre risposto parlando di compiti diversi fra uomo e donna, entrambi importanti.
Queste le parole del discorso che aveva preparato (di quanto effettivamente detto esiste video):
Sono una monaca dell’Adorazione Eucaristica e mi trovo nella Diocesi di San Marino-Montefeltro. Guarderanno a Colui che hanno trafitto. L’intenso sguardo che traccia il Vangelo di Giovanni con i colori del profeta è quel solco entro il quale cresce e si sviluppa ogni esperienza contemplativa. E gli sguardi più carichi di com-passione che si consumavano sotto il Crocifisso erano quelli della Madre e del discepolo che egli amava. Cristo nell’ora suprema consegnò la Madre a una nuova maternità: Donna ecco tuo figlio, Figlio ecco tua Madre. E il discepolo la prese nella sua casa.
Vivo così, la mia dimensione materna e sponsale con quella Chiesa che mi ha preso nella Sua Casa: una Chiesa che mentre mi accoglie nella profondità del suo Mistero, mi chiede l’amorevole custodia del suo deposito, servito e diffuso anzitutto dai sacerdoti. Il Suo venerato predecessore Giovanni Paolo II lasciò a noi donne, nella sua bella lettera Mulieris Dignitatem, un compito straordinario: ad ogni donna è affidato l’uomo.
Sì, alla donna è sempre affidato l’uomo, qualunque condizione viva questa donna. Ma come per Maria l’esser Madre della Chiesa passò attraverso la concretezza del volto di Giovanni, di Pietro, di Luca... così la maternità spirituale della donna, specie della donna consacrata, passa attraverso quei discepoli che cadono sotto il raggio della sua azione.
Le claustrali, tutte le claustrali, ma soprattutto quelle che vivono la loro donazione ai piedi del Santissimo Sacramento esposto, Sacrificato e glorioso, sono le Madri, le sorelle e financo le spose dei ministri di Dio.
Madri perché nel silenzio della loro vita e della loro preghiera, nella donazione quotidiana che si consuma nei piccoli gesti diuturni densi di sacrificio e di lacrime, generano nuovi figli alla Chiesa, sostengono il cammino vocazionale di innumerevoli seminaristi, sono - come amava dire Teresa di Lisieux - il cuore della Chiesa, un cuore di Madre.
Sono sorelle nella disponibilità all’ascolto, all’incontro, nella compagnia affettiva ed effettiva di quell’amore che il proprio vescovo rivolge al Santo Padre, nella fedeltà amorevole alla Chiesa anche quando si rivela fragile e con le ferite di chi, vivendo nella trincea del mondo, cade nella contraddizione e nell’errore.
Siamo spose per quella unità profonda e realmente indissolubile che ci lega ai sacerdoti proprio in quel sacramento sponsale che è l’Eucaristia.
Non c’è vincolo più grande di quello della preghiera e del Sacramento per eccellenza che è il Santissimo.
È in questo Sacramento che si consuma l’unione profonda dell’offerta di tutta la nostra vita - con la sua umanità, la sua affettività, la sua sessualità - a Cristo.
Qui l’unione tocca il vertice, così il sacerdote offrendo quel Sacramento sull’altare è realmente lo Sposo della Chiesa: di quella chiesa, Santità, di cui noi claustrali - indegnamente ma con animo grato e commosso - siamo il segno più evidente.
Nei Monasteri di vita contemplativa si vive spesso faticosamente, ma non di rado vittoriosamente, l’osmosi tra le istanze e le possibilità del mondo moderno: tra la grande vitalità dei Movimenti che danno oggi innumerevoli vocazioni alla Chiesa e le più antiche e preziose tradizioni. Nei Monasteri avviene realmente l’unione fra Chiesa istituzionale e carismi fra l’austera bellezza del gregoriano e i moderni mezzi di comunicazione sociali. Come tante claustrali noi stesse abbiamo un sito che raccoglie richieste di preghiere e di approfondimento della nostra fede. Moltissimi sono i sacerdoti che mediante questo mezzo vengono ad incontrarci raccontando le loro fatiche apostoliche e le loro solitudini; colmate, talvolta, dalla nostra silenziosa ma fedele e accogliente presenza.
Siamo grate a Dio di questa maternità universale che ci caratterizza e trova nella Vergine Madre il modello più alto.
Concludo facendomi eco di tutte le monache adoratrici che trovano nella beata Maria Maddalena dell’Incarnazione un modello e un esempio di amore alla chiesa e ai suoi ministri ma anche di tutte le nostre sorelle Agostiniane e di tutta la varietà straordinaria di monache claustrali e contemplative: mi lasci dire Santità che noi siamo con lei. Noi viviamo nella più grande stima di lei e dei vescovi e dei sacerdoti che uniti a lei pagano oggi con la vita la fedeltà a una chiesa che vive costantemente fra le tribolazioni del mondo e la consolazione di Dio.
Chiediamo a tutti voi la benedizione del Signore e la grazia ardita di essere Madri del Pontificato di Benedetto XVI, di cui siamo devotamente figlie.
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Tra le braccia di Molly Malone
1 mese fa
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Che lo Spirito Santo illumini la tua mente e che Dio ti ricolmi di ogni grazia, spirituale e materiale, e la speciale benedizione materna di Maria scenda su di te..