Benvenuti

Questo blog è uno spazio per aiutarsi a riprendere a pensare da cattolici, alla luce della vera fede e della sana dottrina, cosa che la società moderna sta completamente trascurando se non perseguitando. Un aiuto (in primo luogo a me stesso) a restare sulla retta via e a continuare a camminare verso Gesù Cristo, Via Verità e Vita.
Ogni suggerimento e/o contributo in questa direzione è ben gradito.
Affido allo Spirito Santo di Dio, a Maria Santissima, al Sacro Cuore di Gesù e a San Michele Arcangelo questo lavoro di testimonianza e apostolato.
Un caro saluto a tutti e un sentito ringraziamento a chi vorrà contribuire in qualunque modo a questa piccola opera.

S. Giovanni Paolo II

Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata... Ci alzeremo ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita. Ci alzeremo e proclameremo che nessuno ha l'autorità di distruggere la vita non nata...Ci alzeremo quando un bambino viene visto come un peso o solo come un mezzo per soddisfare un'emozione e grideremo che ogni bambino è un dono unico e irripetibile di Dio... Ci alzeremo quando l'istituzione del matrimonio viene abbandonata all'egoismo umano... e affermeremo l'indissolubilità del vincolo coniugale... Ci alzeremo quando il valore della famiglia è minacciato dalle pressioni sociali ed economiche...e riaffermeremo che la famiglia è necessaria non solo per il bene dell'individuo ma anche per quello della società... Ci alzeremo quando la libertà viene usata per dominare i deboli, per dissipare le risorse naturali e l'energia e per negare i bisogni fondamentali alle persone e reclameremo giustizia... Ci alzeremo quando i deboli, gli anziani e i morenti vengono abbandonati in solitudine e proclameremo che essi sono degni di amore, di cura e di rispetto.

lunedì 20 aprile 2009

Contributi 81 - Il metodo di Benedetto XVI

non potevo passare sotto silenzio la duplice ricorrenza del compleanno del Papa e dell'anniversario della sua elezione...

Mons. Massimo Camisasca
lunedì 20 aprile 2009
Quattro anni fa come oggi, il cardinale Josef Ratzinger veniva eletto papa e assumeva il nome di Benedetto XVI. Quattro anni sono veramente troppo pochi per permettere un giudizio, sia pur sommario sull’alba di un pontificato. Il pensiero corre subito ai ventisette anni di regno di Giovanni Paolo II. Eppure non dobbiamo dimenticare che Josef Ratzinger ha già ottantadue anni, che egli è consapevole di questo, e che ha voluto imprimere perciò al suo pontificato un percorso ben preciso, sapendo di dover fare solo cose essenziali e molto incisive.

Egli non crede probabilmente che sia efficace spostare gli uomini da un incarico a un altro. Lo ha fatto, all’inizio del suo pontificato, ma poi si è come fermato. Preferisce il cambiamento interiore delle persone, come ha chiaramente richiesto nella sua sorprendente lettera all’episcopato cattolico. È convinto che Dio può tutto, anche cambiare il cuore degli ecclesiastici e aprirli a una considerazione più vera del bene della Chiesa e della loro stessa vita.

Quali sono le linee di questa concentrazione? Innanzitutto la sua attenzione principale si rivolge all’evento della liturgia. Uno degli ultimi libri pubblicati prima della sua ascesa al pontificato, Introduzione allo spirito della liturgia, se rivisitato oggi, può essere un’utile chiave di lettura di tutto il pontificato nel suo svolgimento compiuto fino ad ora. Non voglio qui riferirmi al motu proprio che riguarda la riabilitazione della messa di san Pio V, ma a qualcosa di ben più profondo, la concezione stessa che Ratzinger ha dell’evento liturgico come momento in cui si manifesta l’assoluta priorità dell’iniziativa di Dio nella vita dell’uomo, la sua grazia, la sua misericordia, e nello stesso tempo la sua capacità di intervenire nella storia, di dare forma all’esistenza, di ricompaginare, visibilmente e invisibilmente, i cammini del cosmo verso la loro ricapitolazione. Chi vuole capire qualcosa di questo pontificato deve leggere e rileggere con attenzione le omelie di Benedetto XVI, soprattutto quelle pronunciate in occasione dei tempi liturgici forti, l’Avvento e il Natale, la Quaresima e la Pasqua, la Pentecoste. Lo ha notato più volte Sandro Magister nei suoi interventi. In quei testi, Josef Ratzinger appare chiaramente come un nuovo Leone Magno, un nuovo Ambrogio, un nuovo Agostino, colui che sa trarre dall’itinerario liturgico una pedagogia esistenziale, rivelatrice di tutto il cammino dell’uomo verso Dio, e di Dio verso l’uomo.

Non manca, naturalmente, in queste sue omelie la profondità della storia della Chiesa, delle preghiere liturgiche antiche, soprattutto latine, a cui Ratzinger attinge a piene mani per mostrare la continuità di una tradizione e la sua efficacia. Ma anche i gesti liturgici, i tempi, gli spazi. Tutto è per lui rivelatore di una pedagogia del mondo rinnovato.

È come se Benedetto XVI avesse rinunciato a far dipendere il discernimento su cosa fare o non fare da una efficacia immediata. Sa che la crisi della Chiesa e nella Chiesa è profonda. Vuole seminare dunque in profondità.

Alla luce di queste considerazioni, si comprendono altre due iniziative che io collocherei allo stesso livello dell’attenzione per la liturgia. Sto parlando dell’anno paolino e dell’annunciato anno dedicato al sacerdozio. Attraverso l’anno paolino ancora in corso, Benedetto XVI ha voluto riandare alle radici della Chiesa e nello stesso tempo favorire un’esposizione assolutamente concentrata su Cristo della fede e della dottrina cristiana. Per Paolo esiste solo Cristo, e Cristo crocifisso e risorto. Egli non si è mai soffermato nelle sue lettere sull’infanzia di Gesù (ha tutto concentrato in tre parole: nato da donna), non ha parlato della vita a Nazareth, e neppure dei tre anni della comunità apostolica. Per Paolo, il Gesù che lo interessa è quello della passione, morte, e resurrezione, quello che è asceso al cielo e siede alla destra del Padre, il Figlio di Dio fatto carne. L’anno paolino ha permesso ai pastori sensibili e attenti di riproporre in modo vitale il cuore dell’esperienza cristiana. Allo stesso modo, e con la stessa radicalità, Benedetto XVI sa che il punto più grave della crisi della Chiesa ancor oggi è la vita sacerdotale. Scarseggiano i maestri, gli educatori, sono incerti gli insegnamenti impartiti in molte scuole di teologia, permane una crisi affettiva di molti sacerdoti, accentuata dalla solitudine e dal ripiegamento. Ma soprattutto in molti paesi, si assiste a una riduzione progressiva del popolo di Dio, la cui educazione e crescita è la finalità primaria della vita del sacerdote. Non è dunque un caso che papa Ratzinger abbia voluto questo anno sacerdotale, collegandolo al 150° anniversario della morte del santo Curato D’ars.

Un’ultima annotazione: il cuore del papa guarda ad est, alla Russia, alla Cina. Nel suo libro su Benedetto XVI, scritto all’indomani della nomina del papa, e che rimane comunque l’unico libro interessante su questo pontificato (Benedetto XVI. La scelta di Dio, Rubbettino editore), George Weigel, prevedendo proprio quest’attenzione di Josef Ratzinger ha scritto: “L’Asia è il continente che ha visto il più grande fallimento della missione cristiana in due millenni”. E aggiunge: “La Cina potrebbe essere il più grande campo di missione cristiana del ventunesimo secolo”. Ma anche l’India, in cui assistiamo oggi a una persecuzione così atroce dell’esigua minoranza cattolica, è un punto di riferimento importante. La sua profonda cultura induista e buddista interroga la sapienza cristiana e la fede nell’unica salvezza che viene da Cristo.

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