Benvenuti

Questo blog è uno spazio per aiutarsi a riprendere a pensare da cattolici, alla luce della vera fede e della sana dottrina, cosa che la società moderna sta completamente trascurando se non perseguitando. Un aiuto (in primo luogo a me stesso) a restare sulla retta via e a continuare a camminare verso Gesù Cristo, Via Verità e Vita.
Ogni suggerimento e/o contributo in questa direzione è ben gradito.
Affido allo Spirito Santo di Dio, a Maria Santissima, al Sacro Cuore di Gesù e a San Michele Arcangelo questo lavoro di testimonianza e apostolato.
Un caro saluto a tutti e un sentito ringraziamento a chi vorrà contribuire in qualunque modo a questa piccola opera.

S. Giovanni Paolo II

Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata... Ci alzeremo ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita. Ci alzeremo e proclameremo che nessuno ha l'autorità di distruggere la vita non nata...Ci alzeremo quando un bambino viene visto come un peso o solo come un mezzo per soddisfare un'emozione e grideremo che ogni bambino è un dono unico e irripetibile di Dio... Ci alzeremo quando l'istituzione del matrimonio viene abbandonata all'egoismo umano... e affermeremo l'indissolubilità del vincolo coniugale... Ci alzeremo quando il valore della famiglia è minacciato dalle pressioni sociali ed economiche...e riaffermeremo che la famiglia è necessaria non solo per il bene dell'individuo ma anche per quello della società... Ci alzeremo quando la libertà viene usata per dominare i deboli, per dissipare le risorse naturali e l'energia e per negare i bisogni fondamentali alle persone e reclameremo giustizia... Ci alzeremo quando i deboli, gli anziani e i morenti vengono abbandonati in solitudine e proclameremo che essi sono degni di amore, di cura e di rispetto.

domenica 26 aprile 2009

Contributi 87 - Liberi per vivere: amare la vita fino alla fine

di Aldo Ciappi*
ROMA, venerdì, 24 aprile 2009 (ZENIT.org).- Si sono riunite sabato 18 aprile a Roma, presso la sede di Sat 2000, le articolazioni locali di “Scienza e Vita” in occasione della presentazione dell’appello-manifesto “Liberi per vivere: amare la vita fino alla fine” che l’associazione di laici e cattolici, costituitasi in organismo permanente all’indomani del referendum sulla legge 40 (in materia di fecondazione artificiale) sulle ceneri del “Comitato Scienza e Vita”, ha emanato per lanciare una nuova campagna di sensibilizzazione in favore della difesa della vita umana in ogni sua fase, dalla fecondazione alla morte naturale.
Lo slogan è: “uno, cento, mille incontri” in ogni angolo d’Italia per prendere coscienza sui valori in gioco nella fase finale della vita, che non è mai disponibile ed è sempre unica e irripetibile.
Il Manifesto costituisce la base di partenza per una grande operazione di coscientizzazione popolare – ha precisato Maria Luisa Di Pietro, presidente dell’associazione – con la quale vogliamo rimettere al centro la persona umana con tutte le sue fragilità e particolarmente nella fase finale della vita.
Per farlo diciamo tre sì (alla vita, alla medicina palliativa, ad accrescere e umanizzare l’assistenza ai malati e agli anziani) e tre no (all’eutanasia, all’accanimento terapeutico e all’abbandono di chi è più fragile) molto impegnativi, ma sapremo motivarli nel discorso pubblico sulla base della ragione”
L’urgenza è dettata anche da questo particolare momento storico in cui l’ attacco al principio fondamentale per ogni società civile dell’indisponibilità della vita umana (non solo di quella di altri ma anche della propria), passa, purtroppo in maniera quasi inavvertita per molti, attraverso il dibattito parlamentare per la legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento (D.A.T.).
Scienza e Vita, dunque, è oggi più che mai impegnata sul piano culturale e sociale nella difesa di questo principio di civiltà giuridica che costituisce il cardine attorno al quale ruotano tutti gli altri.
Le dichiarazioni anticipate di trattamento sono lo strumento surrettizio per far passare il principio secondo cui ogni essere umano sarebbe padrone della propria vita e, pertanto, avrebbe il diritto di darsi la morte nel momento in cui egli lo decidesse.
Se passasse questo pseudo-diritto, che certamente non si ricava dall’art. 32 della costituzione (che tutela la salute come “fondamentale diritto di ogni cittadino e interesse della collettività”), vi sarebbero due inevitabili gravissime conseguenze.
Da un lato ciò renderebbe assolutamente soggettivo il concetto di “salute” per cui chiunque intendesse, in una qualsiasi condizione di vita comunque da esso ritenuta “insopportabile” o “indegna”, porre fine alla propria esistenza, potrebbe pretendere dall’ordinamento di dare attuazione a questo suo insindacabile “diritto”.
Dall’altro, si aprirebbero così le porte al libero commercio del proprio corpo o dei suoi singoli organi, attualmente vietato dall’art. 5 cod.civ. con riguardo a quegli atti “che cagionano una diminuzione permanente dell’integrità fisica o siano contrari all’ordine pubblico o al buon costume”, costituendo chiaramente, questo aspetto, un quid minus rispetto al primo.
Ciò, tra l’altro, implicherebbe un’ evidente stravolgimento della normativa vigente in tema di consenso informato che deve essere sempre reso dal paziente nell’imminenza dell’intervento medico di una certa rilevanza, non potendo valere, a tal fine, una qualunque sua dichiarazione anteriore perché resa evidentemente in uno stato di coscienza e volontà formatosi in base ad una situazione oggettivamente diversa da quella in cui viene prospettato l’ intervento.
Quindi, se è vero che i fautori di tale istituto affermano di voler circoscrivere l’efficacia delle D.A.T. al caso in cui il “testatore” chiedesse di non esser sottoposto a determinati trattamenti ritenuti invasivi per il caso in cui si trovasse in condizioni di incapacità di intendere e di volere, è ancor più vero che non vi è alcuna certezza che tale dichiarazione rispecchi l’effettiva ed attuale volontà del paziente (la cui manifestazione in un eventuale barlume di coscienza verrebbe definitivamente preclusa).
E comunque, in tal modo, si viene a configurare una vera e propria pretesa tutelata giuridicamente alla collaborazione di altri soggetti nella realizzazione del proprio suicidio, in aperto contrasto con la legge vigente (art. 589 cod.pen. omicidio del consenziente) che punisce colui che, con la propria condotta attiva od omissiva, “soddisfa” la richiesta del suicida.
Questa implicita ed eversiva conseguenza dell’introduzione di D.A.T. vincolanti deve portare chiunque abbia a cuore il destino di questa nazione all’unica conclusione atta a scongiurarla per la quale non può riconoscersi un “diritto” al suicidio perché non esiste alcun diritto di proprietà dell’uomo sul proprio corpo.
Il suicidio è un mero fatto, una facoltà ineliminabile nella prospettiva della libertà umana, ma la vita deve restare un bene indisponibile, dato e non acquisito, che implica (oltre alla titolarità di determinati diritti) anche l’adempimento di una serie di doveri, tra cui quello alla solidarietà verso i propri congiunti e verso la comunità (la quale, a sua volta, deve fornire il sostegno morale e materiale ai soggetti più deboli).
Stando così le cose, si resta a dir poco sconcertati nell’ apprendere che tra coloro che dovrebbero essere in prima linea nella difesa di tali universali principi di civiltà (che, va da sé, sono propri anche del cristianesimo), a cui il Papa e la C.E.I. richiamano incessantemente con importanti documenti, vi sia qualcuno che – come il titolare della parrocchia di S. Concordio in Lucca – ha di recente organizzato nei propri locali un incontro sul tema “Dalla parte del malato” invitando come unico relatore il Sen. Ignazio Marino, ovvero l’esponente di punta dello schieramento che vuole introdurre una legge sul cd. testamento biologico che vincoli il medico e chiunque altro al rispetto della volontà suicidaria del testatore.
Per questo appare più che mai urgente che lo stesso mondo cattolico prenda atto dello stato di grave confusione in cui versa almeno una parte di esso, talvolta ingenerato da messaggi distorti che partono dal suo interno, in primo luogo facendo una doverosa opera di prevenzione (e Scienza & Vita è disponibile qui per questo) affinché non si ripetano madornali episodi di disinformazione come quello di Lucca ai danni del popolo cristiano e, se necessario perché no, di denuncia per il bene degli stessi fedeli cattolici.
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* Aldo Ciappi è avvocato e presidente dell’associazione Scienza & Vita di Pisa e Livorno

2 commenti:

  1. Sai Gianandrea..non sono d'accordo sul fatto che il suicidio sia una facoltà ineliminabile nella prospettiva della libertà umana...
    chi si suicida non è libero...è prigioniero del buio, ha bisogno di aiuto e capirlo in tempo è donre luce e vita a chi non la vede.
    Davvero un post molto meditativo questo, caro Gianandrea, la vita...manco diecimila trattati potrebbero descriverne il valore immenso..eppure basta poco er amarla e non buttarla.
    Buona serata Gianandrea

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  2. ciao gianandrea,
    ogni giorno ci scontriamo con una realtà sempre più apparentemente libera. Una libertà che porta l'uomo ad essere sempre più padrone di stesso.
    Quanta fatica per l'uomo comprendere che a libertà non è il bene assoluto, eppure ne fa il suo baluardo. I danni che ne scaturiscono sono a volte irreparabili.
    Basterebbe mettere al primo posto ben altri valori, come il rispetto per la vita, vivremmo tutti, in un mondo decisamente migliore.
    Un abbraccio

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Che lo Spirito Santo illumini la tua mente e che Dio ti ricolmi di ogni grazia, spirituale e materiale, e la speciale benedizione materna di Maria scenda su di te..

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